Sindrome metabolica, condizione rischiosa legata al grasso viscerale
Le alterazioni metaboliche aumentano le possibilità di avere un infarto o un ictus, ma anche di sviluppare diabete.
Se avete tendenza a mettere su «pancetta», state allerta: basta la contemporanea presenza di almeno altre due alterazioni metaboliche, come pressione alta o colesterolo oltre i limiti desiderabili , per incorrere nella sindrome metabolica , condizione che aumenta le possibilità di infarto, ictus, diabete e non solo.
Quali sono le alterazioni più rischiose?
«Diminuzione del colesterolo Hdl (“ buono”), livelli superiori (anche di pochissimo) di trigliceridi nel sangue, ipertensione, ridotta tolleranza ai carboidrati con aumento della glicemia a digiuno: se almeno due di questi fattori si associano a un giro vita superiore a 94 cm negli uomini e a 80 nelle donne si può parlare di sindrome metabolica - spiega Franco Pazzucconi, farmacologo clinico del Centro universitario per le dislipidemie dell’Ospedale Niguarda di Milano -. Questa condizione non è ancora perfettamente definita, tanto che nel tempo ha cambiato più volte nome: prima sindrome X , poi da insulino-resistenza , poi plurimetabolica e ora sindrome metabolica ».
A che cosa è dovuta la sindrome metabolica?
«Le cause non sono ancora chiare, ma è probabile che tutto parta dal tessuto adiposo viscerale. Il grasso viscerale è quello che si situa tra le anse intestinali, circonda il cuore e, soprattutto negli anziani, si insinua tra le fibre muscolari. Diversamente da quello sottocutaneo, non è inerte. Le cellule che lo compongono, gli adipociti, rilasciano sostanze dette adipochine che verosimilmente danno il là a uno stato infiammatorio e dismetabolico capace di favorire alterazioni di trigliceridi e colesterolo, aumento della pressione sanguigna e insulino-resistenza. Il che significa che quando mangiamo, e quindi provochiamo rilascio di insulina nel sangue, le nostre cellule non sono capaci di utilizzare questo ormone per consumare gli zuccheri in eccesso».
Quali sono le sue conseguenze?
«Una persona con sindrome metabolica ha, rispetto alla popolazione normale, un rischio doppio di eventi cardiovascolare e cinque volte maggiore di diabete. Ciò è, pare, più vero per le donne che per gli uomini. Non solo: abbiamo il sospetto (non ancora le prove) che le aumentate possibilità di avere problemi cardiovascolari siano superiori alla somma dei singoli fattori di rischio».
Come si può rimediare?
«La sindrome metabolica si combatte innanzitutto con lo stile di vita: fare movimento, ridurre il peso corporeo, seguire una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura e povera di grassi, nonché evitare di fumare e non abusare dell’alcol. Si tratta della strategia più efficace, ma non sempre così facile da mettere in atto. Purtroppo non disponiamo di terapie capaci di agire sul tessuto adiposo e bloccare la catena di eventi determinata dal rilascio delle adipochine, con tutte le conseguenze connesse. Se con gli interventi sullo stile di vita non si ottengono i risultati sperati, non resta che agire sui singoli fattori con farmaci appositi, per abbassare la pressione, normalizzare il colesterolo, ridurre i trigliceridi, contrastare la resistenza all’insulina».
Fonte: Corriere della sera
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